Crisi della Chiesa : Mons. Athanasius Schneider critico della Messa Novus Ordo. Estratti da un recente libro-intervista.
La
casa editrice Fede & Cultura
ha pubblicato nel novembre del 2020 la traduzione in un unico volume di tre
corpose interviste della giornalista americana Diane Montagna a mons. Athanasius
Schneider, tenutesi dal gennaio 2018 al marzo 2019, il cui manoscritto è stato
rivisto e completato dall’illustre prelato:
Athanasius Schneider in
conversazione con Diane Montagna, Christus vincit. Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro
tempo, pp. 381, € 25, tr. it. di Stefano Chiappalone. Le interviste coprono un’ampia gamma di
argomenti, dando modo a mons. Schneider di approfondire da par suo i molteplici
aspetti della perdurante e grave crisi della Chiesa, che, egli lo sottolinea
più volte, è in primo luogo crisi di fede. Si tratta di un libro
importante, soprattutto sul piano strettamente religioso, poiché rappresenta la
sintesi approfondita di praticamente tutti gli interventi di mons. Schneider in
difesa del Deposito della Fede.
Data
l’angosciata e nello stesso tempo indignata e determinata reazione dei cattolici rimasti fedeli alla Tradizione
della Chiesa al recente motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes,
che di fatto mira a far sparire la celebrazione della Messa di rito romano
antico, “sdoganata” da Benedetto XVI nel 2007 con il motu proprio Summorum
Pontificum, mi sembra opportuno riportare alcuni fra i giudizi negativi espressi
da mons. Schneider sulla Nuova Messa di Paolo VI. Riporto anche la spiegazione del mistero della
Transustanziazione da lui fornita, secondo la dottrina tradizionale
della Chiesa, esemplare per chiarezza e precisione: la Transustanziazione di Nostro Signore è un
altro dei dogmi oggi impunemente calpestati.
Tutte le parti del presente testo fra parentesi quadre sono mie, oltre a
quelle che raccordano gli estratti fra loro.
*
*
1.
La crisi della Chiesa si origina dal suo interno e ha il suo centro nel grave indebolimento
della Celebrazione Eucaristica.
“Domanda
: Lei crede che l’attuale crisi nella Chiesa sia in qualche misura provocata
dalla Santa Sede stessa?
Risposta
: È un fatto che la Santa Sede abbia
posto in atto una serie di misure che hanno indebolito considerevolmente
l’integrità della regola della preghiera (lex orandi), della fede (lex
credendi) e della regola di vita (lex vivendi). Il drastico cambiamento del millenario rito
della Messa attuato da papa Paolo VI ha senza dubbio attenuato il carattere
essenzialmente sacrificale, cristocentrico e latreutico della Messa,
spostandolo più nel senso di un banchetto fraterno e di un incontro di
preghiera incentrato sulla comunità, che dal punto di vista fenomenico è più
simile ai servizi di preghiera protestanti.”
(Op. cit., p. 187)
[Osservazione
del relatore, ossia di PP : non mi
sembrano bordate da poco, anche se dette in tono pacato e con un linguaggio
misurato. Praticamente egli accusa la Santa Sede di aver “indebolito
l’integrità” della preghiera, della fede, del modo di vivere cattolico:
insomma, di tutte le componenti essenziali del nostro quotidiano esser
cattolici praticanti.
Per
ciò che riguarda la Messa, il concetto che mons. Schneider ha voluto esprimere
è chiarissimo: la Nuova Messa in volgare ha spostato il significato della vera
Messa cattolica, facendovi emergere il banchetto fraterno tipico dei
Protestanti, incentrato sulla comunità.
La quale in realtà, mi permetto di aggiungere, la Domenica e le Feste
comandate si riunisce, sotto la semplice presidenza di un sacerdote,
soprattutto per celebrare l’attesa del ritorno del Cristo glorioso, un’attesa
cui tutta l’umanità, nonostante sia e resti irredenta, è invitata a
partecipare. Ciò si deduce anche dalle
modifiche apportate al testo della Consacrazione, dal quale è stato tolto il misterium
fidei, separandolo dalla misericordia per i nostri peccati ottenutaci dalla
Croce e connettendolo ad un’attesa escatologica sulla venuta di Cristo,
proclamata dai fedeli e dal celebrante subito dopo la Consacrazione. Insomma, uno “spostamento” che implica o non
una “alterazione” del significato genuino della S. Messa di sempre? E questo, senza che si possa accusare il
Novus Ordo di aver modificato le formule della Consacrazione in modo tale da
renderle invalide. L’alterazione si è insinuata in modo sottile, opera
di alta iniziazione, da far invidia agli Eresiarchi protestanti del passato.]
“Domanda
: C’è un’immagine specifica di cui si
servirebbe per descrivere la situazione della Chiesa nell’attuale crisi?
Risposta
: Astenia cardiaca – un cuore malato,
indebolito. La Chiesa è il Corpo Mistico
di Cristo e l’Eucaristia ne è il cuore.
Il cuore fornisce sangue ed energia al corpo. A oltre 50 anni dal Concilio, specie con la
nuova forma della Messa, che grazie alla sua struttura indeterminata ha aperto
la porta a una varietà di celebrazioni soggettiviste e specialmente alla
pratica della comunione sulla mano, stiamo soffrendo una sorta di malattia
cardiaca spirituale nella Chiesa. C’è
un’espressione medica che indica il cuore debole: mancamento, astenia cardiaca. Ai nostri giorni la Chiesa soffre di una
violenta “cardiopatia” eucaristica e così l’intero corpo si ritrova anemico e
privo di energia.
Mai
nella bimillenaria storia della Chiesa erano state perpetrate analoghe orribili
offese contro il Santissimo Sacramento, tante banalizzazioni del sacrificio
della Messa da parte del clero e dei fedeli, come al nostro tempo. La “riforma” della liturgia e la sua
applicazione hanno avuto l’effetto di desacralizzare e indebolire la fede nella
Presenza reale e nella natura sacrificale della Messa. Lo vediamo soprattutto nella pratica di
ricevere la Santa Comunione nella mano e in piedi, che rivela questa profonda
ferita e malattia nella vita della Chiesa odierna.
Durante
una conferenza a Parigi, alcuni anni fa, ho evidenziato cinque ferite nella
vita liturgica della Chiesa. Queste
cinque ferite sono espressione della cardiopatia eucaristica di cui soffre la
Chiesa. Dobbiamo rinnovare da capo il
cuore della Chiesa, che è il culto eucaristico – vale a dire, prendere sul
serio Nostro Signore eucaristico e rinnovare il modo di adorare e celebrare la
Santa Messa e di trattare l’Eucaristia, che è Nostro Signore stesso, specie nel
momento sacro e intimo della Santa Comunione.”
(Op. cit., pp. 188-189).
[Osservazione
di PP : si può “rinnovare” il nostro
modo di adorare e celebrare la Santa Messa senza ritornare a celebrarla
unicamente nell’unico modo veramente cattolico, ossia secondo il Rito Romano
Antico, impropriamente detto “tridentino”, sempre celebrato dai Papi per tanti
secoli, il cui canone essi hanno sempre affermato risalire ai tempi
apostolici? Dal momento che la
costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla riforma liturgica
ha introdotto i princìpi rivoluzionari dell’adattamento, della sperimentazione,
della creatività, sottoposti al vaglio puramente teorico e in sostanza inane
della Santa Sede, tale “rinnovamento”
appare del tutto impossibile in regime di Messa montiniana.]
*
*
2.
Esemplare esposizione del dogma della Transustanziazione.
Vengo
ora all’illustrazione del dogma della Transustanziazione, cosa che spinge mons.
Schneider a denunciare ancora una volta la pratica sacrilega della Sacra Ostia
data sulle mani dei fedeli, frutto di un “archeologismo” che più falso non
potrebbe essere.
Rispondendo
ad una domanda di Diane Montagna “sulla presenza reale e la sua importanza”,
mons. Schneider afferma innanzitutto che noi “non possiamo esimerci da segni
corporali di riverenza e rispetto, perché Egli è presente corporalmente: il Dio-uomo è veramente presente. Concreti gesti di culto, adorazione e stupore
sono le logiche conseguenze della nostra fede.”
“Domanda
: E quando tralasciamo questi gesti,
la fede nel mistero è indebolita?
Risposta
: Sì, quando diminuiamo i segni esteriori
di stupore, sacralità e riverenza, di pari passo diminuisce quasi
inesorabilmente la nostra fede nella Presenza reale di Nostro Signore e nella
Sua Incarnazione. Queste sono unite tra
loro. Ogni volta che in noi vengono meno
il rispetto e la consapevolezza della presenza di Cristo nel sacramento
dell’Eucaristia – la Presenza reale, piena, sostanziale e divina – viene meno
anche la nostra fede nell’Incarnazione stessa.
La fede nell’Eucaristia e la fede nell’Incarnazione sono
inseparabilmente connesse. Quindi, è un
continuo atto di fede nell’Incarnazione e nel soprannaturale perché esso è
soprannaturale, perché la divinità è così vicina a noi. Nel Sacramento dell’Eucaristia, Nostro
Signore si è degnato di nascondersi sotto i deboli, esteriori elementi
materiali. In nessun luogo del mondo
intero, in tutta la storia del mondo, in tutto l’universo, Dio è tanto vicino,
la divinità è tanto vicina alle Sue creature come nel mistero dell’Eucaristia.
Nell’Eucaristia
persistono solo gli elementi esteriori della materia, definiti “accidenti”[secondo
la terminologia della Scolastica – PP], mentre la sostanza degli elementi è trasformata
nella sostanza del Corpo e del Sangue, della sacra umanità di Cristo e,
attraverso l’umanità, è presente la stessa Sua divinità. Nell’Incarnazione, Dio ha inseparabilmente
unito la Sua divinità alla nostra natura umana [Nota di PP : si è unito alla
nostra natura umana, ma non “in certo modo ad ogni uomo” come recita
assurdamente la costituzione conciliare Gaudium et spes, all’art. 22.2,
riecheggiando un errore già condannato da S. Giovanni Damasceno, m. nell’AD
749, e dall’Aquinate, Summa Theologiae, III, q. 4, a. 5]. Entrambe le nature sono unite nel Figlio,
nella Seconda Persona della Santissima Trinità:
è ciò che definiamo l’unione ipostatica.
Nell’Eucaristia questa unione ipostatica riceve un nuovo aspetto. Gli accidenti del pane e del vino sono uniti
alla sostanza del Corpo e Sangue di Cristo e quindi alla Sua divinità in modo
misterioso ed ineffabile. San Tommaso
d’Aquino dice che la divinità di Cristo, per reale concomitanza, è presente nel
sacramento: “non avendo la divinità mai lasciato il corpo che aveva assunto,
ovunque si trovi il corpo di Cristo, necessariamente c’è anche la Sua divinità;
quindi in questo sacramento, necessariamente, c’è anche la divinità di Cristo,
in concomitanza del suo corpo. Pertanto
nella professione di fede di Efeso leggiamo:
“Siamo resi partecipi del Corpo e del Sangue di Cristo, non come se
prendessimo una carne comune, né quella di un uomo unito a Dio in dignità, ma
la vera Carne vivificante del Verbo medesimo””, Summa theologiae, III,
q. 76, a. 1, ad 1).
E
il Concilio di Trento ha insegnato:
“sotto le specie del pane e del vino c’è la divinità in forza
dell’ammirabile unione ipostatica con il Suo corpo e con la Sua anima” (sess.
XIII, 3).” (Op. cit., pp. 262-263).
“Domanda
: La prescienza del disonore e del
rifiuto che avrebbe subito da coloro che amava non ha contribuito alle Sue
sofferenze durante la Sua Sacra Passione?
Risposta
: Credo che nella Sua agonia nell’Orto
del Getsemani, Egli abbia visto in anticipo gli incredibili e orrendi sacrilegi
contro la Sua Presenza eucaristica.
Credo, soprattutto, che i peggiori sacrilegi siano perpetrati dai
sacerdoti, dai Suoi “amici”. Quando ti
ferisce qualcuno che ami, qualcuno che è tuo amico o comunque molto vicino a
te, soffri molto di più che se lo avesse fatto un estraneo. Quando i comunisti e i pagani hanno profanato
l’Eucaristia, Cristo non ha sofferto così tanto come quando Egli viene
profanato dai Suoi figli, dai Suoi sacerdoti e vescovi. Non c’è mai stato un periodo storico in cui,
all’interno stesso della Chiesa, Nostro Signore eucaristico sia stato trattato
in un modo così terribile, profanato e oltraggiato dai Suoi stessi fedeli e
sacerdoti, come ai nostri giorni.
Questa
situazione è causata principalmente dalla comunione sulle mani. Secondo un mito diffuso, forse
intenzionalmente, dai preti progressisti, nei primi secoli si amministrava la
comunione sulle mani per cui dovremmo tornare alla primitiva prassi della
Chiesa. È una menzogna, un mito, è propaganda sotto mentite spoglie. Perché?
L’intento di ritornare a una specifica prassi liturgica antica e non
ancora sviluppata è definito “arcaismo liturgico”. Papa Pio XII ha condannato questa mentalità
nella sua Enciclica Mediator Dei, in quanto contraria al senso perenne
della Chiesa. L’archeologismo liturgico
è uno degli errori di base dei modernisti, all’interno della Chiesa, e dei
protestanti. Tornare, sostengono, a
un’epoca “ideale” della Chiesa, saltare indietro di mille anni.” (op.cit., pp.
264-265).
A
questo punto mons. Schneider dimostra la falsità dell’archeologismo penetrato
nel rito, grazie alle “riforme” del Vaticano II.
3. Le falsità propugnate dallo “archeologismo
liturgico”: la comunione sulla mano non
c’era nella Chiesa primitiva, fu un’invenzione di Calvino.
“È
questo l’errore dei liturgisti: vogliono tornare al IV o al V secolo. Ma ne sono passati altri 15 da allora! [Nota
di PP : che la prassi iniziale del Sacro
Convivio fosse confusa e desse luogo ad abusi, risulta già dalla I Lettera
di san Paolo ai Corinti, ove egli condanna fermamente gli abusi e spiega il
significato autentico dell’Eucaristia – 11, 17-31].
Ma
anche concretamente c’era un errore nel mito diffuso da loro, perché quella
pratica avveniva in modo differente nei tempi antichi rispetto ad ora: la Santa Eucaristia era ricevuta sul palmo
della mano destra e ai fedeli non era concesso toccare la Santa Ostia con le
loro dita, ma dovevano chinare la testa sulla mano e assumere il Sacramento
direttamente con la bocca, quindi non stando ritti ma profondamente inchinati.
L’attuale
prassi consiste nel ricevere l’Eucaristia ritti, prendendola con la mano
sinistra. È qualcosa che i Padri della
Chiesa, sul piano simbolico, avrebbero considerato orribile: come si può prendere il Santo dei Santi con
la mano sinistra? Quindi oggi i fedeli
prendono e toccano l’Ostia direttamente con le dita e la portano alla bocca: questo gesto non era mai stato contemplato in
tutta la storia della Chiesa, ma fu inventato da Calvino - neanche da Martin Lutero. I luterani ricevevano l’Eucaristia
normalmente inginocchiati e sulla lingua, benché ovviamente non avessero la
Presenza reale, per la mancanza del sacerdozio valido. I calvinisti e altre libere chiese
protestanti, che non credevano affatto nella Presenza reale di Cristo
nell’Eucaristia, inventarono un rito privo di pressoché tutti i gesti di
sacralità e adorazione esteriore, per esempio, ricevendo la “comunione” in
piedi e toccando l’”ostia” con le dita per portarla alla bocca come si faceva
con il pane comune. Tuttavia gli
anglicani, nonostante l’influenza dottrinale dei calvinisti, solitamente
ricevevano la Santa Comunione in ginocchio, ma potevano toccare l’ostia con le
dita e metterla in bocca da se stessi.
Naturalmente anche gli anglicani, le cui ordinazioni erano invalide,
mancavano della Presenza reale e del sacerdozio.
Domanda
: La maggior parte dei protestanti
non crede alla Presenza reale. Per loro
la comunione è pane ordinario che ha un valore soltanto simbolico.
Per loro era solo un simbolo, come testimonia
il loro atteggiamento esteriore verso la comunione. Durante il Concilio Vaticano II, i cattolici
modernisti – soprattutto in Olanda – hanno preso questo rito di comunione dai
calvinisti, attribuendolo erroneamente alla Chiesa delle origini, per
diffonderlo più facilmente nella Chiesa.
Dobbiamo smantellare questo mito e queste tattiche insidiose iniziate
nella Chiesa oltre mezzo secolo fa e che aattualmente si sono riversate a
valanga pressoché in tutte le chiese del mondo intero, con la sola eccezione di
alcuni Paesi cattolici dell’Europa orientale e di alcuni luoghi dell’Asia e
dell’Africa.
C’è
un altro elemento in questo errore.
Nella Chiesa primitiva le donne non potevano ricevere l’Ostia Santa
direttamente sul palmo della mano:
dovevano usare un panno di lino candido.
Gli uomini, a loro volta, dovevano lavarsi le mani prima di accostarsi
alla comunione: era impossibile ricevere
il Santo dei Santi con le mani che in precedenza avevano toccato porte e
monete. Oggi la gente va a ricevere il
Santo dei Santi dopo aver toccato porte, monete e soldi e chissà cos’altro, con
le mani sporche. Conosco l’obiezione per
cui è necessario avere l’anima pulita, non le mani. Ma, ancora, rifiutare ciò che è corporeo e
naturale come irrilevante è un argomento gnostico. Il lato esteriore e corporeo è importante! Una persona provvista di buona educazione e
senso comune sicuramente saluterà qualcuno di grande importanza con le mani
pulite.” (Op. cit., pp. 266-267).
*
*
[Osservazione
di PP : Queste lucidissime, preziose
messe a punto di mons. Schneider inducono a qualche spontanea riflessione. Per esempio, sulle mani sporche dietro le
quali si nasconderebbe sempre un’anima pulita.
Certamente, conta la pulizia dell’anima per la salvezza non quella delle
mani. Tuttavia, le cronache ci dicono
che alla Messa NO i fedeli ormai solo raramente si confessano. La confessione
sacramentale, quella auricolare per intenderci, è in pratica caduta in
desuetudine per un gran numero di fedeli.
Di tutti coloro che si accostano a ricevere il Signore sulle mani e in
piedi, “con le mani sporche” e senza confessarsi, cosa dobbiamo pensare se non
che si accostano al Signore spesso e volentieri anche con l’anima sporca?
La sciatteria, il tratto
irrispettoso e mondano affermatisi nel rito NO favoriscono una partecipazione
ugualmente sciatta, irrispettosa, sorda al Trascendente. Ad esempio, da parte di certi importanti
uomini politici, come il Presidente Joe Biden, che fa mostra di esser cattolico
praticante e nello stesso tempo promuove
ufficialmente l’abortismo e l’omosessualismo in tutte le sue forme, insomma
tutta una serie di comportamenti che l’etica cristiana ossia la dottrina
perenne della Chiesa ha sempre considerato non solo peccaminosi ma persino
aberranti. Un servizio su LifeSiteNews
del 26 luglio 2021, del giornalista Michael Haynes, commentava una foto che
ritraeva Biden intento a ricevere la Comunione quel giorno stesso nella chiesetta prossima alla sua residenza
privata nel Delaware, da lui regolarmente frequentata. Si vede Biden di spalle, di tre quarti, in camicia,
mentre il sacerdote gli dà l’Ostia consacrata sulle mani, che non si
vedono. Il comunicante, in piedi, porta
pure gli occhiali da sole, di tipo sportivo.
Il tutto ha un’aria piuttosto casual, incredibilmente sciatta,
anche nell’atteggiamento del prete. Il giornalista
ci informa che Biden, arrivato in ritardo di 17 minuti sull’inizio della Messa,
fissato per le 16:00, se ne è andato dopo 22 minuti.
Ora,
questo modo trasandato e irrispettoso di assistere alla Messa e di comportarsi
di fronte all’Ostia Consacrata non dimostra forse che la fede nella Presenza
Reale non c’è più? Se ci fosse ancora,
il comportamento eucaristico di tanti fedeli
e sacerdoti sarebbe ben diverso, ne sono convinto.
[Su
dogma e scienza, una breve riflessione] Il dogma della Transustanziazione è stato
preso di mira da agguerrite schiere di teologi “progressisti”. Già appena dopo il Concilio si voleva
sostituire il concetto con quello della “trans-significazione”, ispirandosi in
qualche modo al fenomenologismo di Edmund Husserl: la “transustanziazione”
fenomeno reale ma ineffabile e miracoloso, doveva esser intesa solo come un
“significato”, il significato della Consacrazione. Ridotta quindi a simbolo, in modo da non
dispiacere alla scienza del nostro tempo.
Arzigogolati contorcimenti intellettuali al posto delle chiare nozioni
aristoteliche di “sostanza” e “accidente”, giustificanti razionalmente la
relazione tra essere ed apparire e la loro reciproca differenza, solo perché la
Fisica contemporanea, scoprendo il mondo delle particelle, ha reintrodotto
l’atomismo nella visione del mondo, facendo ritenere a molti insostenibile la
nozione stessa di sostanza. Con la quale si intende l’essenza
degli enti, quel carattere intrinseco che li fa essere ciò che sono in modo
assolutamente distinto da tutto ciò che non sono (l’humanitas, la
cavallinitas, etc. degli Scolastici).
Il
mondo delle particelle sarebbe regolato dal caso, pur costituendo le particelle
la materia ordinata che cade sotto i nostri sensi. Il nesso di materia ed energia (ma la materia
sarebbe solo una più densa concentrazione di energia e tra le due non ci
sarebbe vera differenza) verrebbe spiegato in modo matematico, con il calcolo
infinitesimale e il probabilismo della fisica quantistica: al posto della sostanza delle cose dobbiamo
mettere una “funzione d’onda”, dell’onda costituita dalle varie forme di
energia in perenne movimento, le cui proprietà sono modellate su quella
elettromagnetica. Insomma, invece dell’essenza delle cose, della loro sostanza
voluta da una Mente superiore come loro natura, e quindi in relazione
all’idea del fine (l’esistere, non per caso ma per il fine di esser proprio
l’ente, l’individuo che si è), troviamo un’equazione matematica, unica e
astratta chiave di lettura di un mondo chiuso in se stesso e inteso come figlio
del caso. Già nel 1910 il neokantiano Ernst Cassirer, storico della filosofia e
filosofo egli stesso di tutto rispetto, scrisse un libro rimasto classico
sull’argomento: Concetto della sostanza e concetto della funzione. Ricerche
sulle questioni fondamentali della critica della conoscenza [Substanzbegriff
und Funktionsbegriff. Untersuchungen über
die Grundfragen der Erkenntniskritik].
Egli mostrava come la tendenza del pensiero contemporaneo fosse nel
senso di eliminare il concetto della sostanza servendosi di quello di “relazione”,
di tipo appunto “funzionale”.
Non
posso ovviamente approfondire qui siffatto argomento. Mi limito ad alcune
osservazioni. I cattolici soffrono attualmente di un complesso d’inferiorità
nei confronti della scienza, al punto da accettarne le tesi più estreme, potenzialmente
distruttive delle nostre verità di fede.
All’immagine del mondo che vuole eliminare il concetto della sostanza e
il conseguente rapporto sostanza-accidenti quale rapporto vitale, costitutivo,
causalmente connesso, dell’essere stesso degli enti, in quanto entità finite,
nello spazio e nel tempo, bisogna replicare che: dissolvere la realtà della materia nelle
particelle di energia dominate dal caso significa ridurre la natura ad una
realtà incomprensibile, nel suo modo di essere e operare; significa costringersi
ad affermare che l’ordine che pur dobbiamo constatare nella natura, è l’opera
del caso! Ma dal caso, quale ordine può
nascere? Noi vediamo, tanto per fare un
esempio, che la crescita di tutto ciò che è organico ha luogo secondo
leggi e forme precise, che si arrestano quando l’individuo è cresciuto ossia ha
raggiunto la dimensione che (evidentemente) doveva raggiungere. L’idea compiuta della pianta, possiamo dire,
non è già racchiusa nel seme da cui essa si sviluppa, per gradi, metodicamente,
secondo una dinamica governata dalle leggi della geometria e della matematica? Se così non fosse, ogni crescita resterebbe
perennemente affidata al caso e sarebbe disorganica al massimo, del tutto priva
di forma; anzi, a ben vedere, di crescita non si potrebbe nemmeno parlare, la
realtà resterebbe in eterno quella caotica di una materia primigenia, dominata
dal caos dell’energia saettante
disordinatamente in ogni direzione. Non
saremmo mai usciti dalla “zuppa cosmica” primordiale, se è esistita.
Questa
riflessione potrebbe essere (credo) utile a chi volesse controbattere i fallaci
argomenti del neoatomismo contemporaneo contro la concezione razionale della
natura, garantita dalle categorie aristoteliche tradizionali, rielaborate dalla
Scolastica. Nello stesso tempo, non
dobbiamo spaventarci del mondo delle particelle naturali, scoperto dalla
scienza contemporanea. Dobbiamo invece
cercare di spiegarlo alla luce di una filosofia che non conduca ad una visione
in definitiva ganz sinnlos, del tutto priva si senso, come quella propugnata dalla fisica e dalla
filosofia contemporanee. E forse che la
struttura particellare della materia, può impedire a Nostro Signore di esserci
come Presenza Reale nell’Ostia consacrata? Non c’è struttura o forma della
materia-energia che possa impedire al Verbo di essere come vuole nella
materia-energia, indipendentemente e al di là delle leggi che la regolano, come
da noi conosciute, leggi da Lui stesse create (Col 1, 16).]
4. Ugualmente, non c’era nella Chiesa primitiva
la “celebrazione verso il popolo”.
Mons.
Schneider demolisce un altro dogma fasullo, imposto dai Novatori con la Nuova
Messa: il recupero di una supposta celebrazione verso il popolo nella Chiesa
primitiva.
Domanda
: In altri termini, data la nostra
natura corporea, per cui conosciamo attraverso i sensi, non possiamo evitare di
conformarci a una mentalità antropocentrica se la liturgia è celebrata con il
sacerdote e la gente rivolti l’un l’altro mentre Gesù rimane velato e celato
nella Santa Eucaristia.
Risposta
: Esattamente. La forma esteriore del circolo finisce per
plasmare la mente. Se continui a dire: ‘ Abbiamo messo Cristo al centro’, ma la
realtà fisica non corrisponde a questa affermazione, sei semplicemente
incoerente e contraddici la psicologia umana.
Volgersi
insieme nella stessa direzione durante la preghiera è un’espressione naturale
in tutte le religioni, incluse quelle false [false, perché non rivelate
dal vero Dio, Uno e Trino – PP]. Questo
fenomeno riflette la sana percezione di un naturale senso religioso. La grazia presuppone la natura (gratia
supponit naturam), tanto più questa espressione esteriore di preghiera è
valida nella vera religione. Sin dal
tempo dell’Antico Testamento e poi nel corso dell’intera storia della Chiesa,
nella liturgia ufficiale si è sempre pregato con l’intera assemblea rivolta al
Signore, rappresentato nell’Antico Testamento dal Santo dei Santi e nel Nuovo
dall’Oriente geografico, dalla Croce del Signore, e poi dal tabernacolo in cui
Egli è realmente presente. Anche in
alcune basiliche romane con l’abside non orientato in questa direzione, era il
celebrante che era rivolto ad Oriente.
Uno studioso di liturgia superficiale prende quest’ultimo dato come
prova della prassi di una celebrazione versus populum, rivolti al
popolo. Tuttavia, una simile conclusione
è un segno di superficialità e di miopia ideologica. In un’opera eccellente e davvero magistrale,
padre Stefan Heid ha dimostrato in modo convincente, con ampia documentazione,
che la prassi costante della Chiesa sin dai tempi apostolici consisteva nel
celebrare la Santa Messa ad orientem, cioè con il celebrante e i fedeli
rivolti nella stessa direzione.
Raccomando caldamente il suo libro, recentemente pubblicato, Altar
und Kirche. Prinzipien christlicher
Liturgie [Altare e Chiesa. Principi di liturgia cristiana].
Domanda
: La basilica di san Pietro non è un
esempio di basilica romana con l’abside che geograficamente non è orientato a
est?
Risposta
: Sì, poiché la struttura geologica del colle Vaticano ha
reso impossibile costruire la Chiesa in altro modo. La Chiesa romana era sempre molto
conservatrice e si atteneva letteralmente alla norma di pregare verso est. Da studi storici ed archeologici, abbiamo
l’evidenza che le chiese del primo millennio avevano l’abside rivolto a est,
all’incirca nel 90% dei casi. Erano
rivolte a est anche quando l’altare non era addossato alla parete. Un altare staccato non è una prova contro
l’orientamento, poiché il sacerdote stava comunque davanti a esso rivolto a
est, come si fa tuttora nelle chiese orientali.” (Op. cit., pp. 283-284).
Mons. Schneider ricorda poi come l’idea della
Messa quale commemorazione dell’Ultima Cena provenga da Lutero, negatore
accanito del carattere sacrificale della Santa Messa.
“Domanda : Il
pensiero principale era, dunque, volgersi a est?
Risposta :
Sì. A Roma c’era una mentalità
molto tradizionale, conservatrice. Anche
oggi le Chiese ortodosse si attengono alla norma dell’orientamento dell’abside
di una chiesa. La Chiesa latina ha
iniziato nel XVI secolo a permettere eccezioni riguardo all’orientamento
dell’abside di una nuova chiesa. È
sempre rimasta la tendenza a volgersi al crocifisso sull’altare, su cui
l’abside era incentrato, che sostituiva l’est geografico.
Dobbiamo volgerci al Signore per convertirci a
Lui. L’intera Chiesa deve voltare le
spalle al secolarismo, all’immersione nel naturalismo, alla perdita di senso
del soprannaturale, alla tendenza antropocentrica. L’intera Chiesa deve convertirsi una volta ancora
e volgersi al Signore durante la liturgia, anche in modo visibile. La celebrazione della Messa ad Deum
(possiamo anche dire ad orientem, ad crucem, ad apsidem) sarebbe il
primo e indipensabile passo nel processo di riforma della riforma. Sostanzialmente rimodulerebbe il modo di
pensare del clero e dei laici su quale sia la vera preghiera e il senso della
Messa – che è un sacrificio, il divino sacrificio del nostro Redentore sulla
Croce e non semplicemente un banchetto religioso o un’istruzione religiosa in
stile protestante.
La celebrazione verso il popolo finisce per
distruggere la verità centrale che la Messa è sostanzialmente lo stesso
sacrificio del Calvario. La Santa Messa non
è la perpetuazione dell’Ultima Cena.
È la perpetuazione sacramentale del mistero della Croce. Questa verità deve plasmare il nostro
atteggiamento e la nostra posizione esteriore. È stato Martin Lutero a iniziare
la diffusione dell’eresia eucaristica per cui la Messa sarebbe una sorta di ripetizione e
commemorazione dell’Ultima Cena e non il sacramento del sacrificio della
Croce. L’eresia eucaristica di Lutero
che nega il carattere innanzitutto sacrificale della Santa Messa è entrata
nell’insegnamento di facoltà teologiche e seminari e nella predicazione di un
gran numero di sacerdoti e vescovi.” (Op. cit., pp. 284-285; corsivi miei)
[Conclusione di PP :
si tenga bene a mente la gravità estrema di quanto affermato da mons.
Schneider e sicuramente rispondente al vero, lo dobbiamo constatare ogni
giorno, sul dilagare della “eresia eucaristica luterana” nel clero cattolico a
tutti i livelli. Questi sono i risultati
del falso ecumenismo promosso dal Concilio e attuato dai papi successivi al
Concilio, nessuno escluso!]