Pubblico qui la Presentazione di questo mio libro, appena
uscito con l’editore Solfanelli, gentilmente fatta da Maria Guarini sul suo
blog Chiesa e Postconcilio. spotblog.ie
il 31 ottobre 2017
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Una
scomunica invalida - Uno scisma inesistente. Due studi sulle consacrazioni
lefebvriane di Écône del 1988 - Paolo Pasqualucci
P.
Pasqualucci : Una scomunica invalida - Uno scisma inesistente. Due
studi sulle consacrazioni lefebvriane di Écône del 1988, Solfanelli, 2017,
pp. 164, € 13 [qui]
Da parte di alcuni, comprese autorevoli personalità
ecclesiastiche, si continua a ritenere in qualche modo “scismatica” la FSSPX. Che
mons. Marcel Lefebvre non abbia mai attuato né voluto attuare scisma alcuno,
viene ribadito con ricchezza di argomenti in questi due studi del 1999,
pubblicati ora per la prima volta in volume da Paolo Pasqualucci, autore del
secondo (Una scomunica invalida – Uno scisma inesistente), da lui
ampiamente rielaborato per l’occasione.
Si tratta di due lavori “tecnici”, come si suol dire, ma
scritti in modo chiaro e semplice, alla portata di tutti. Questi studi hanno
indubbiamente il merito di mettere nel dovuto rilievo un aspetto essenziale, in
genere trascurato nelle discussioni e polemiche sulla FSSPX: l’esistenza
effettiva dello “stato di necessità”, sempre invocato da mons. Lefebvre a
giustificazione delle sue “resistenze”. Tale status, riconosciuto dal diritto
canonico, viene indagato, come principio e concetto, sia nei suoi aspetti
teologici (primo studio) che in quelli canonistici (secondo studio), con
puntuale utilizzo della dottrina tradizionale e più autorevole in
materia.
Di particolare interesse mi sembra, nel secondo studio,
l’esposizione della Tesi Murray. Nel luglio del 1995 una “tesina di
licenza”in diritto canonico del sacerdote nordamericano P. Gerald Murray,
discussa ed approvata con il massimo dei voti alla Pontificia Università
Gregoriana, sosteneva (destando un certo scalpore) che la scomunica latae
sententiae dichiarata a suo tempo a mons. Marcel Lefebvre, a mons.
Antonio de Castro Mayer e ai quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre senza
mandato pontificio, non sarebbe stata valida in punto di stretto diritto
canonico né lo sarebbe stata la connessa imputazione di scisma in senso
formale. Mons. Lefebvre avrebbe agito convinto (ancorché secondo P. Murray
erroneamente) di trovarsi in grave stato di necessità e non avrebbe comunque effettuato
uno scisma in senso formale, non dimostrando alcuna volontà né comportamento in
questo senso.
La “tesina” non fu pubblicata ma se ne rese disponibile un
sunto sufficientemente chiaro e preciso, con sufficienti citazioni di passi,
apparso sulla rivista americana The Latin Mass, nel numero di
autunno 1995, unitamente ad un’intervista con lo stesso P. Murray.
Nel 1996 il P. Murray fece una ritrattazione parziale della
sua tesi, per ciò che riguardava la presenza dello stato di necessità: ora egli
affermava che tale situazione non si sarebbe verificata. Tuttavia, continuò a
non attribuire a mons. Lefebvre atti dal significato scismatico.
Nell’incandescente temperie attuale, credo che questi due
lavori offrano ampio ed utile materiale di riflessione sul tema sempre
scottante della natura della FSSPX e dei suoi rapporti con la Gerarchia,
al fine di una visione dell’intera questione più equilibrata e più vicina al
vero.
Il presente saggio, del quale riproduco, per gentile
concessione dell’editore Solfanelli, la breve Nota introduttiva, si
situa in continuità di studio e controversia con il precedente lavoro
dell’Autore sulla soppressione illegale della FSSPX, effettuata dall’Ordinario
locale nel 1975 senza la prescritta autorizzazione pontificia (P. Pasqualucci, La
persecuzione dei “lefebvriani” ovvero l’illegale soppressione della Fraternità
Sacerdotale San Pio X, Solfanelli, 2014, pp. 148 , € 12 - qui).
Maria Guarini
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Nota
introduttiva
Potrebbe sembrare pleonastico occuparsi ancora, a ventinove
anni di distanza, della vicenda delle consacrazioni di quattro vescovi
effettuate ad Écône da mons. Marcel Lefebvre il 30 giugno del 1988,
disattendendo l’ingiunzione del Papa a soprassedere ulteriormente;
consacrazione con la quale l’anziano presule, invocando lo stato di necessità
suo (in quanto vescovo) e della Chiesa universale devastata dalla crisi, troncò
estenuanti ed inconcludenti trattative, trascinantesi da mesi, per stabilire la
data della consacrazione di un vescovo da scegliere tra i sacerdoti della
Fraternità Sacerdotale S. Pio X, da lui regolarmente eretta nel 1970,
indispensabile per le future ordinazioni dei seminaristi della stessa Fraternità.
Le scomuniche allora applicate latae sententiae a mons.
Lefebvre e ai quattro vescovi, non sono forse state rimesse a questi ultimi da
Benedetto XVI nel 2007? La questione non deve pertanto considerarsi
chiusa?
In realtà, sulla Fraternità S.Pio X continuano a circolare
pregiudizi di ogni tipo e c’è che continua a dipingere mons. Lefebvre come un
“eretico” (?), uno “scomunicato”(?), uno “scismatico”(?). Di costoro si
può ben dire “non ragionar di loro ma guarda e passa”. Più importante è invece
applicare il principio secondo il quale bisogna sempre ricercare la verità, per
quanto modeste siano le nostre forze. Ora, nell’opinione dei più, l’atto
di generosità con il quale Benedetto XVI ha rimesso le scomuniche ai quattro
vescovi, è stato comunque applicato a scomuniche a suo tempo dichiarate
validamente da Giovanni Paolo II. Ma bisognerebbe una buona volta render
giustizia alla memoria di mons. Marcel Lefebvre, intrepido difensore
della fede, e al vescovo brasiliano, mons. Antonio De Castro Meyer, l’unico
vescovo che l’abbia per tanti anni affiancato nella lotta, presente nonostante
l’età avanzata alle consacrazioni di Écône per testimoniare la sua solidarietà.
Infatti, molti ritengono erroneamente che i due presuli siano morti validamente
scomunicati e quindi fuori della Chiesa, da nemici della Chiesa, cosa
falsissima.
In realtà, vi sono più che fondati motivi per ritenere
quelle scomuniche invalide sia dal punto di vista
teologico che del diritto canonico.
Mi sembra pertanto utile riproporre due studi del 1999,
composti in occasione del decennale di consacrazioni e scomuniche, apparsi
entrambi in quell’anno su sì sì no no, dal n. 1 al n. 9, tesi per
l’appunto a dimostrare con accurata analisi l’invalidità delle scomuniche
stesse.
Il primo inquadra la questione dal punto di vista
teologico, il secondo da quello canonistico. Sono scritti entrambi sotto
pseudonimo, come da prassi di quel periodico, tuttora vigente. Io sono
l’autore dello studio di taglio canonistico, sotto il nom de plume di Causidicus. Hirpinus è
invece l’autore dello studio che esamina la questione teologica e che mi è
sembrato opportuno riprodurre per primo, rispettando l’ordine di pubblicazione
sulla rivista. Il suo autore preferisce mantenere a tutt’oggi l’anonimato. Il
mio testo l’ho rivisto in diversi punti, tenendo conto che sono passati
diciannove anni dalla sua prima uscita, apportandovi sensibili modifiche, tagli
e in sostanza miglioramenti. L’altro è rimasto immutato. Vi ho
apportato solo qualche modifica di tipo redazionale, oltre ad aver corretto
qualche refuso. Le parentesi quadre nelle citazioni sono di Hirpinus.
Pubblico questi due studi anche perché mi sembra doveroso
render giustizia a mons. Lefebvre in un altro e più ampio senso. Vale a dire:
il perdurare e l’aggravarsi della crisi della Chiesa hanno dimostrato a
fortiori che egli aveva ragione nell’agire come ha agito, invocando
uno stato di necessità che oggi continua più che mai ad esistere. Senza
quella sua sofferta disobbedienza, imposta dalle gravi circostanze,
sarebbe poi stato molto difficile e forse impossibile conservare i due beni
preziosi e fondamentali rappresentati dal Seminario conforme alla Tradizione
della Chiesa e dalla S. Messa di rito romano antico, per la cui salvaguardia è
nata la Fraternità Sacerdotale S. Pio X. Beni preziosissimi poiché è su
di essi che, a Dio piacendo, si potrà procedere (speriamo presto) alla
ricostruzione della Chiesa cattolica, devastata da un’apostasia quale mai si
era vista nella sua bimillenaria storia.
Ringrazio sentitamente il direttore responsabile di sì
sì no no, Maria Caso, per aver gentilmente autorizzato la pubblicazione di
questi due articoli.
Paolo Pasqualucci