Riflessione sul Vangelo di
Domenica 11 giugno 2017, Festa della
Ss.ma Trinità: san Matteo, 28, 18-20. Di
Paolo Pasqualucci
“In
quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
È dato a me ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e istruite tutte le genti,
battezzandole in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando
loro ad osservare tutto quello che io vi ho comandato. Ed ecco che io sarò con voi tutti i giorni
sino alla consumazione dei tempi” (Messale Romano quotidiano. Testo
latino completo e tr. it. di S. Bertola
e G. Destefani, commento di D. C. Lefebvre O.S.B., disegni di R. De Cramer.
Edizione aggiornata 1962. Ediz. S.
Francesco di Sales, Priorato S. Carlo, Montalenghe, Torino, pp. 852-3).
*
* *
I.
Disse, dunque, Gesù risorto ai suoi Discepoli: “andate e istruite tutte le genti”, nessuna
esclusa: euntes, docete (mathetésate). Istruite, insegnate. E non, dialogate, per cercare di
costruire con le genti non convertite la giustizia sociale e politica su tutta
la terra, la “pace” in tutto il mondo; l’illusoria pace del mondo, che non è
quella di Cristo.
La missione della Chiesa, istituita da Nostro Signore con la missione
degli Apostoli, aventi il Beato Pietro a loro capo per espressa designazione
del Signore stesso (“Pasci i miei agnelli”, Gv 21, 15 ss.), è quella di insegnare: Chiesa docente, come si è sempre detto. Insegnare nel dovuto modo, si capisce: con la predicazione e l’esempio della santa
vita di sacerdoti e suore.
Nell’insegnamento, oltre alla definizione delle verità di fede e alla
condanna dell’errore, alla spiegazione e alla controversia, è incluso anche il
“dialogo” cioè il discorso caritatevole e paziente per convertire e confermare
nella fede. Ma giammai per altri fini,
al modo dell’odierno “dialogo ecumenico”, interconfessionale, interreligioso,
intramondano in generale, il quale ha abbandonato l’insegnamento della Verità
Rivelata già con l’espresso e inaudito rifiuto di condannare gli errori, per cercare
la verità appunto nel dialogo in comune con le fedi, credenze e
miscredenze del resto dell’umanità, non convertita e ostile alla Parola di
Cristo! Ciò che si chiama oggi “dialogo”
contraddice ex sese la missione della Chiesa, ordinata dal Signore in persona.
II.
Disse inoltre Nostro Signore: “mi
è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Precisando; “in cielo” ha voluto ribadire
che Egli, risorto dai morti, era il re del cielo oltre che della terra. In quanto re anche “in cielo”, Egli, assiso
alla Destra del Padre, esercita direttamente la sua divina summa Potestas ossia governa non
solo il Regno celeste ma anche il Purgatorio e l’Inferno, servendosi delle
Gerarchie angeliche.
La potestà sua “completa” (“ogni
potere”) sulla terra la vuole esercitare indirettamente, attraverso gli Apostoli
ossia attraverso la Chiesa da Lui fondata, il cui capo, il Romano Pontefice, è
appunto il suo Vicario in terra iure divino. In nome di questa potestà, che viene delegata
nella potestà d’ordine e di giurisdizione dei sacerdoti, questi ultimi sono legittimati
ad insegnare per convertire, per condurre le anime a Cristo,
strappandole alla presa di Satana, “principe di questo mondo”. Ciò significa che i sacerdoti di Cristo non
possono insegnare ai popoli facendo di testa loro: innovando, ovvero modificando
o aggiungendo o togliendo, rispetto a quello che Gesù stesso ha insegnato e che
è stato conservato dal Magistero della Chiesa nell’immutabile Deposito della
Fede. Essi hanno il dovere di insegnare
scrupolosamente ai popoli “ad osservare tutto quello che io vi ho
comandato”. Tutto quello che Lui
ha comandato loro (ai sacerdoti) di osservare e di insegnare. E quindi tutte le
verità da Lui rivelate sulla fede e sui costumi, in modo che, insegnandole, i
suoi sacerdoti possano contribuire in modo decisivo, oltre che alla salvezza
delle anime, anche alla costruzione di una società e di uno Stato cristiani.
III.
La menzione della Ss.ma Trinità compare nella formula del Battesimo. Essa mostra la natura trinitaria e nello
stesso tempo unitaria della Divinità.
La formula trinitaria del Battesimo, enunciata dopo la Resurrezione,
conclude, possiamo dire, la rivelazione del mistero della natura trinitaria di
Dio, resa esplicita dalla predicazione dello stesso Gesù, come risulta in modo
inequivocabile dal Vangelo di san Giovanni.
Questo Vangelo, scritto per ultimo, presuppone gli altri tre e li
integra. Lo si potrebbe definire il
Vangelo della Ss.ma Trinità poiché la teologia della natura trinitaria del
Dio Uno, vi si trova ampiamente esposta:
san Giovanni, per divina ispirazione, ha voluto conservare in
particolare quest’aspetto fondamentale della predicazione del Signore.
Gesù ci illustra ripetutamente la
sua unità con il Padre, unità che è però identità assoluta
(consustanzialità, secondo la posteriore e corretta definizione della teologia
dei Padri ortodossi, durante le feroci lotte contro le abominevoli eresie
cristologiche). Ci ha dunque insegnato
che Egli agiva sempre per mandato del Padre; che predicava insegnando solo ciò
che aveva udito dal Padre; che faceva sempre e solo la volontà del Padre; che
la sua missione l’eseguiva in nome del Padre; che nessuno poteva “venire al
Padre se non per me”( Gv 14, 6), essendo Lui l’unica porta delle pecore, il
Buon Pastore, in conseguenza del fatto che “Io e il Padre siamo uno”(Gv 10,
30), ossia dell’esser Egli non un semplice profeta fornito di càrismi
straordinari, bensì addirittura il Verbo fattosi carne nell’ebreo
Gesù di Nazareth, individuo storicamente esistito. Perciò chi vedeva Lui vedeva il Padre e chi
disprezzava Lui disprezzava il Padre, che l’aveva mandato.
“Cristo è un individuo, non è un tipo; e la sua opera è individuata e
non può perciò essere riconosciuta in qualunque opera [ cioè anche
nell’anelito inconsavevole delle altre religioni, come vorrebbe il falso
ecumenismo attuale]. È, la sua, l’opera dell’individuo Cristo, il quale Cristo,
è, come Dio, la Seconda Persona e, come uomo, il figlio di Maria, la sposa di
Giuseppe – Mt 1, 16”(Romano Amerio, Stat Veritas. Seguito a “Iota unum”, Milano-Napoli, Riccardo
Ricciardi Editore, 1997, p. 19).
L’unità assoluta con il Padre, di sostanza, ab aeterno, costituisce il
fondamento della sua promessa dell’invio dello Spirito Santo, il Consolatore
o Paraclito, lo Spirito di Verità, la Terza Persona della Ss.ma Trinità
(cap. 16 del vangelo di san Giovanni).
“Tuttavia io vi dico in verità: È utile per voi che me ne vada [che io
muoia] perché, se io non vado, il Paraclito [parákletos]non verrà a voi; ma se
io me ne andrò, ve lo manderò. E quando
sarà venuto accuserà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio…”(Gv 16, 7-8);
“Quando sarà venuto lo Spirito di verità, egli v’insegnerà tutta la
verità; giacché non parlerà da se stesso ma vi dirà quanto udrà e vi annunzierà
le cose che dovranno succedere. Egli mi glorificherà
perché prenderà dal mio e ve lo annunzierà.
Tutto ciò che ha il Padre è mio; perciò ho detto che prenderà dal mio e
ve lo annunzierà” (Gv 16, 13-15).
Lo Spirito di verità completerà gli insegnamenti del Signore. E come potrà farlo? Perché non parlerà “da se stesso” ma dirà
agli Apostoli “quanto udrà e annunzierà
le cose che dovranno accadere”. Riferirà
non del suo ma quanto udrà. Inoltre, conferirà agli Apostoli lo spirito di
profezia: essi profetizzeranno grazie
allo Spirito Santo (vedi, ad esempio, la profezia di san Paolo sulla conversione
finale degli Ebrei, negli ultimi tempi – Rm 11, 25 ss.).
Ma da c h i “udrà” lo Spirito Santo? Da Gesù stesso, ossia
dal Figlio, ma in quanto il Figlio è Uno con il Padre. Infatti, lo Spirito Santo renderà gloria al
Figlio perché, annunziando agli Apostoli ciò che udrà dal Figlio, in ciò
facendo, “prenderà dal suo”, del Figlio stesso.
Ma potrà “prendere dal suo” del Figlio perché il “suo”del Figlio è ab
aeterno “il suo” del Padre: onde, ci
testimonia il Figlio, “tutto ciò che ha il Padre è mio”, poiché siamo Uno. Grazie a questo titolo (l’esser cioè del Padre
nell’unità consustanziale col Figlio), tutto ciò che ha il Padre verrà “preso”e
“annunziato”dallo Spirito come ciò che è “suo” del Figlio.
IV.
Dai Testi, risulta inequivocabilmente, nella natura trinitaria-unitaria
del vero Dio, la natura sovrannaturale e
divina del Consolatore annunciato, che è Spirito di verità: lo Spirito Santo. Possiamo pertanto respingere in tutta
tranquillità le false interpretazioni pullulanti dentro e fuori la Chiesa.
a. Dentro la Chiesa, non penso ovviamente alle eresie antitrinitarie
del passato, sviluppatesi poi nel c.d. unitarianismo diffusosi in certe
sette protestanti, quanto a quelle del presente, diffuse per esempio dal famoso
ed influente teologo gesuita Karl Rahner.
Nel suo sintetico Corso fondamentale della fede. Introduzione al
concetto del Cristianesimo, nel quale tenta di reinterpretare la nostra
religione alla luce della filosofia esistenzialistica di Martin Heidegger,
applicandone pedissequamente le categorie, egli liquida in tre pagine e mezzo
la dottrina trinitaria. Dopo aver dichiarato,
bontà sua, incomprensibili i concetti di “ipostasi”, “persona”, “essenza”,
“natura” e insostenibile quello agostiniano (?) di una “dottrina trinitaria
psicologica”, il Rahner tenta di proporre sinteticamente un oscuro concetto di
“Trinità immanente”. A quanto è dato capire, il Padre, il Figlio, lo Spirito
Santo sarebbero per noi ragion d’essere di situazioni date
(Gegebenheitswesen) così come ci appaiono all’interno dell’economia esistenziale
concreta della nostra “storia della salvezza”; le situazioni nell’ambito della
cui logica l’unico Dio viene via via concepito come Padre, come Logos, come Spirito (K.
Rahner, Grundkurs des Glaubens. Einführung in den Begriff des Christentums, 1976, Herder, Freiburg im Breisgau, 1984, pp. 139-142: Zum Verständnis der Trinitätslehre).
b. Fuori della Chiesa, è tornata a circolare, non ostacolata, a
quanto ne so, da alcun dottore cattolico, la falsa esegesi musulmana di
Giovanni 16, 6-8 sopra citato, costruita a partire dalla ben nota sura 61, 6
del Corano o delle file serrate.
“Ricorda, inoltre, quando Gesù, figlio di Maria, disse: ‘o figli
d’Israele, io, certo, sono l’apostolo di Dio, inviato a voi, per confermare il Pentateuco che vi
è stato dato prima di me, e per annunciare un apostolo che verrà dopo di
me, e il cui nome sarà Achmad; ma, quando questi [cioè, Achmad,
Maometto] venne ad essi, colle prove evidenti, quelli [i cristiani]
dissero: ‘questo è un sortilegio manifesto’”.
Spiega in nota l’illustre traduttore del Corano: “Achmad significa, come Muhammad (Maometto),
‘il glorioso, il glorificato’’; Maometto allude qui alla promessa del Paracleto
fatta da Gesù. Achmad è il greco periklitós;
perciò i musulmani sostengono che parákletos sia una falsificazione
di periklitós” (Il Corano.
Nuova versione letterale italiana con prefazione e note
critico-illustrative del dr. Luigi Bonelli, rist. anast. della III ediz.,
Hoepli, Milano, 1983, p. 532).
Dunque, il Signore non avrebbe detto: vi manderò il Consolatore bensì
“vi manderò Maometto” ma i discepoli invidiosi avrebbero alterato il nome,
evidentemente in odio a Maometto. Lo
Spirito di verità promesso, sarebbe stato allora Maometto, venuto circa sei
secoli dopo! Questa pazzesca
“interpretazione” va confutata con argomenti, perché oggi, nella crassa
ignoranza che circonda colpevolmente la nostra religione, ogni fantasia, bugia
ed eresia viene presa per buona.
Ecco alcuni argomenti:
1. Non so quanto questa “esegesi”sia valida sul piano filologico, voglio
dire in relazione al significato dei termini in questione nel greco e
nell’arabo del tempo. Il Gemoll dà di peryklitós,
aggettivo del linguaggio epico, il significato di “celebre intorno,
assai celebre, celeberrimo, famosissimo, signorile, magnifico”, più che di “
glorioso, glorificato”. Gesù avrebbe
allora detto: “vi manderò il famosissimo”
o “il magnifico”. In ogni caso, questi
termini, così come “glorioso” o “glorificato”, appaiono tutti privi di senso
in relazione al discorso che il Signore sta facendo agli Apostoli. Colui che Egli avrebbe mandato non poteva che
essere un sovrannaturale Spirito di verità, il Consolatore per l’appunto, se
vogliamo attribuire al discorso stesso del Signore un senso, in relazione a
tutto quello che stava spiegando ai Discepoli. Consolatore, perché avrebbe sorretto di
forza spiritualmente sovrannaturale, consolante e salvifica l’anima provata
nelle tempeste della persecuzione, imminente ed annunciata da Gesù stesso,
procedendo nello stesso tempo ad istruire e guidare nella verità rivelata, in
quanto appunto Spirito di verità.
2. Inoltre, il Signore fece capire chiramente ai
Discepoli che il Consolatore l’avrebbe inviato molto presto, poco dopo
esser Egli “andato via” ovvero ritornato al Padre, dopo la sua Passione e Morte
imminenti, non dopo chissà quanto tempo, dopo secoli. E difatti, lo Spirito Santo venne in maniera
sensibile con il miracolo della Pentecoste, circa dieci giorni dopo l’Ascensione
di Nostro Signore risorto al cielo.
3. Non è da credere che Maometto pensasse espressamente a Gv 16, 6-8
quando ha recitato ai suoi seguaci la sura in questione. Non sappiamo cosa egli conoscesse dei due
Testamenti e in particolare del Vangelo.
È sicuro che egli è venuto in contatto con il cristianesimo delle sette
eretiche presenti nella penisola arabica. Nessun testo dei due Testamenti parlava
di lui; perciò egli ha pensato bene, ad ogni buon conto, di affermare nelle sue
“rivelazioni”, che Gesù (da non confondersi con il Gesù nostro, storico) aveva
preannunciato l’avvento di un profeta che si sarebbe chiamato come lui,
Maometto, Achmad. Sono stati poi i polemisti musulmani che, in un secondo
tempo, sono andati a spulciare i nostri Testi sacri per rinvenirvi ad ogni
costo ciò che propalava il Corano.
4. Su di un altro piano, non si
capisce per qual motivo l’autore del Vangelo di Giovanni, san Giovanni, avrebbe
dovuto falsificare il testo. In odio, a
chi? A uno che non conosceva? I maomettani sostengno da sempre che ebrei e
cristiani hanno falsificato l’Antico e il Nuovo Testamento al fine di
cancellare i riferimenti ivi contenuti a Maometto, autoelettosi a sigillo dei
Profeti. La tesi è talmente assurda da
apparire persino ridicola, anche se obbligata, per loro, dal momento che
Maometto è del tutto sconosciuto ai due Testamenti. E perché l’avrebbero fatto, il falso? E chi,
quali ebrei e cristiani? Ma per odiare
qualcuno bisogna pur conoscerlo, non si può certo odiare uno che non si conosce
e della cui esistenza non si ha la minima idea, dal momento che non è ancora
nato (e lo sarebbe, nato, sei secoli dopo).
5. Il Consolatore annunziato dal
Signore è chiaramente uno Spirito sovrannaturale, divino, per via delle
caratteristiche che il Signore stesso gli attribuisce. Tra di esse, lo spirito
di profezia, che il Nuovo Testamento dimostra esser stato posseduto dagli
Apostoli in varia misura. Ora, Maometto, per tacere dei tratti sensuali e sanguinari
della sua personalità, ampiamente dimostrati, non ha mai fatto profezie, non
aveva alcuno spirito di profezia. Anche
alla luce di quest’ultima considerazione si capisce che il Signore non poteva
assolutamente riferirsi a lui.
6. Infine, in quanto “Spirito di verità”, che perfeziona l’insegnamento
di Cristo Nostro Signore, sia in campo religioso che morale, Colui che il
Signore assunto in Cielo avrebbe prestissimo inviato ai Discepoli per
assisterli, se (tanto per dire) si fosse trattato di un uomo, non avrebbe mai
potuto essere uno come Maometto, la cui visione etico-politico-religiosa,
codificata nel Corano, se rappresentava per certi aspetti un progresso rispetto
alla mentalità e agli usi primitivi dei beduini della penisola arabica del
tempo, costituiva e costituisce sia in generale che nel particolare una negazione
manifesta della concezione cristiana della vita e del mondo, in tutti i suoi
aspetti.
Paolo Pasqualucci, Domenica 11 giugno 2017,
Festa della Santissima Trinità.