Rel 4 Applicando il Concilio, S Em Scola vuole
che i musulmani progrediscano nella loro religione
[ L’intervista odierna al CdS ]
In un’intervista concessa al Corriere della Sera di oggi domenica
2 aprile c.a., il cardinale Scola, esaltando il “dialogo”interreligioso e
trovando l’immigrazione attuale un fatto “tragico” ma da accettarsi
globalmente, ha detto :
“Domanda: Lei ha sempre
esaltato il meticciato. I migranti ora
sono troppi?
Risposta: […] La Chiesa non può chiudere
gli occhi. Offre il primo
abbraccio. La forza generosa di Milano
può individuare strade paradigmatiche per l’Italia e l’Europa.
Domanda: Ad esempio?
Risposta:
Parecchi ragazzi musulmani già frequentano gli oratori. Lì sono aiutati a praticare la loro
religione, a dire le loro preghiere, a mangiare i loro cibi, restando insieme
ai ragazzi cristiani.”
[La Chiesa deve aiutare i musulmani a diventare dei bravi musulmani]
Ovviamente, la Gerarchia attuale non tenta in alcun modo di convertire “i
ragazzi musulmani” alla vera fede, l’unica che salva, togliendoli dalle tenebre
della loro. Voglio dire: convertire anche solo indirettamente, con
l’esporre per esempio i principi del cristianesimo, insegnandoglieli al posto
della loro religione. Quando mai…Sarebbe un impedire la loro libertà religiosa,
ci insegna il Vaticano II, un far violenza alla loro personalità (Dichiarazione
Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa, art. 2 e 3).
Ma quando Nostro Signore risorto ha comandato ai suoi Discepoli, in
Galilea: “Mi è stato dato ogni potere in
cielo e in terra. Andate dunque e fate
miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io ho
comandato a voi”(Mt 28, 18-20), invitava forse gli Apostoli a far violenza alle
anime dei pagani che essi avevano il dovere di convertire a Lui? Ed ugualmente invitava ad offendere la
personalità dei non credenti, quando, apparendo agli Undici riuniti a tavola,
disse: “Andate in tutto il mondo,
predicate il Vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà
condannato”(Mc 16, 15-16)?
Ma la predicazione a rovescio, volta a fare esattamente il contrario
di quello che ha ordinato di fare Nostro Signore, l’Eminenza Scola dove l’ha
appresa, che gliela ha insegnata? Domanda retorica: ma il pastorale e contestatissimo Concilio
Ecumenico Vaticano II, ovviamente, da quale altro pulpito poteva venire un
simile corrompimento dell’autentica missione della Chiesa?
Troviamo, infatti, nell’ultimo capoverso del par. 2 della celeberrima
Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, dedicato alle diverse
religioni: “Essa perciò [la Chiesa]
esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e
della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo
testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e
facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si
trovano in essi”.
Ho già citato questo passo nell’intervento precedente su questo blog,
del 28 marzo u.s.: vedi Rel 3 Perché
il barone von Boeselager vuole che l’Ordine di Malta non converta più
nessuno? Perché applica gli insegnamenti
del Concilio. Il concetto ivi
espresso dal barone Gran Cancelliere dell’Ordine (“la dignità di coloro che
aiutiamo ci impone l’obbligo di non imporre nulla a loro”) è il medesimo che
soggiace alla prassi applicata dal cardinale Scola, di cui all’intervista. Non si può imporre loro “nulla”: nella
fattispecie, non si può istruirli sulla nostra religione, è vietato tentare di
convertirli. Il cardinale è più
esplicito: bisogna, invece, “aiutarli a
praticare la loro religione”, secondo i vari aspetti del loro culto. Come non vedere che in tal modo si attua
proprio quanto comandato dal Concilio, e cioè:
“riconoscere, conservare e far progredire i valori spirituali, morali e
socio-culturali che si trovano” nei praticanti le altre religioni?
Se gli Apostoli avessero fatto così, quanti pagani avrebbero convertito
a Cristo? Anche questa è una domanda
retorica: nessuno, è ovvio. E non ci
stupiremmo se, in conseguenza dell’abbraccio ecumenico e dialogante della
diocesi milanese ai c.d. ragazzi musulmani immigrati, fossero
poi i ragazzi cattolici milanesi che frequentano l’oratorio con loro a
convertirsi all’islam. Anche questa
ulteriore sventura, non sarebbe parte della punizione divina che si è abbattuta
sulla cattolicità tutta a partire dal Vaticano II?
L’inciso “sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana”
infilato nel testo appena citato della Nostra Aetate è del tutto privo
di senso, rappresenta una contraddizione in termini, una presa in giro
dell’intelligenza. Infatti, proprio la
“testimonianza alla fede e alla vita cristiana”, se è autentica, rende
impossibile “il riconoscere, conservare e far progredire” i valori delle altre
religioni, che sono tutte false dal momento che non provengono da Dio, come la
nostra. Non provenendo da Dio, non
possono insegnare né la vera morale né la vera religione né possono, in quanto
tali, procurarci la vita eterna. Ma Nostro Signore, non è stato forse
sufficientemente esplicito, nello stabilire la Missione della Chiesa, da Lui
fondata? Per quasi due millenni la
Gerarchia ha mantenuto sempre il medesimo concetto di missione per la
conversione e la salvezza delle anime e all’improvviso, con il Vaticano II,
presentato come una sorta di Nuova Pentecoste, ci si accorge di colpo che no,
la Missione non era più quella perché d’ora in poi non bisogna più convertire
ma “riconoscere, conservare e far progredire” i valori dei credenti delle altre
religioni e quindi le altre religioni?
Scusateci tanto, per quasi venti secoli la Chiesa si è sbagliata, d’ora
in poi predicherà il cristianesimo ragionevole, illuminato, liberale,
latitudinario, la pappa del cuore che piace tanto ai Figli del Secolo, i
cui errori la Chiesa non si permetterà più di condannare…La Chiesa, per meglio
dire: la Gerarchia protagonista del
Vaticano II, impregnata di nouvelle théologie neomodernista e ansiosa
all’estremo di omologarsi al mondo, anche nello stile di vita.
Ma nell’intervista al cardinale Scola ci sono altre amenità. Per esempio, sul ruolo della donna nella
Chiesa.
[Diaconesse no ma la donna può stare dappertutto nella Chiesa, anche
“educare al bell’amore” e concorrere alla “formazione dei seminaristi”]
“Domanda: Cosa pensa delle
donne diacono?
Risposta :
[Dopo aver fatto capire (in modo involuto) che non ritiene valida
l’ipotesi della donna diacono, il cardinale afferma]:
--[…] Nella psicologia di Lacan, la donna tiene il posto di Dio. La vocazione femminile è la salvaguardia del
posto dell’altro. Questo non significa
che la donna non possa avere posizioni di responsabilità anche in curia, nelle
università, nei tribunali, nello studio della teologia, nell’educazione al
bell’amore, persino nella formazione dei seminaristi”.
Confesso di non capire affatto che cosa voglia dire il cardinale Scola
con l’oscuro riferimento a Lacan (uno dei guru del pensiero contemporaneo, tra
i più farneticanti), della “donna che tiene il posto di Dio”. Quale Dio?
Ragion per cui la “vocazione femminile” sarebbe quella di “salvaguardare
il posto dell’altro”. A Roma, si
direbbe: bóh, ma questo che sta addì?
Che la donna possa poi avere “posti di responsabilità” in tutta l’organizzazione
della Chiesa, dalla Curia alla teologia, è pensiero del tutto chiaro,
invece. Che si tratti però di una buona
cosa, la presenza femminile indiscriminata
in tutti i livelli della Chiesa-istituzione, e non più limitata ad ambiti
determinati per suore e laiche, come un tempo, non lo direi proprio. Basta vedere le conseguenze negative della
femminilizzazione totale delle strutture della società civile e
militare, in tutti i loro aspetti, femminilizzazione che comporta ginecocrazia,
aumento dell’inefficienza, corruzione dei costumi, denatalità.
Ma torno a non capire, sarà per mia colpa, quando il cardinale afferma
che le donne, nella Chiesa, possono avere “posizioni di responsabilità” per ciò
che riguarda “l’educazione al bell’amore” e la “formazione dei
seminaristi”. Che significa, “educazione
al bell’amore”? Quale “amore”? E che dire del contributo femminile alla
“formazione dei seminaristi”? All’atto
pratico, come avverrebbe? Forse il
cardinale si riferiva alla presenza di “esperte”, laiche ma in prevalenza
suore, o di “teologhe” tra gli insegnanti di seminario, spesso del tipo
progressista, come le famose madri superiori americane ribelli, prosciolte
dalle precedenti (blande) censure con tutti gli onori dai rappresentanti di
Papa Francesco: quelle che nella Chiesa si sono date la missione di condurre
una lotta implacabile contro il “predominio del maschio”?
[L’immagine della Chiesa proposta dal cardinale Scola sembra quella
di un centro culturale o sportivo]
Sua Eminenza ha appena pubblicato un libro che si intitola: Postcristianesimo? L’intervistatore chiede al porporato il
perché del punto interrogativo.
“Risposta: [Checché ne dicano certi intellettuali che
danno il cristianesimo per superato] il Vangelo di Gesù resta pertinente e
attuale. Dinnanzi ad un clima culturale
confuso che io definirei di “babelismo”, il Papa ci indica la strada della
pluriformità nell’unità accettando il confronto con tutti. La Chiesa deve tornare a essere luogo
appassionato di attrattiva, non luogo che genera noia”.
E più avanti, di fronte alla constatazione che “il fossato tra la fede e
la vita si è allargato” il cardinale osserva che bisogna “insistere sulla
necessità di avere la stessa mentalità di Gesù, gli stessi sentimenti di Gesù. A Milano dobbiamo passare con più decisione
dalla convenzione alla convinzione”.
Dunque: Il “Vangelo di Gesù” è
sempre attuale, dobbiamo avere “la stessa mentalità di Gesù, gli stessi suoi
sentimenti”, in modo che “la Chiesa “torni ad essere luogo appassionato di
attrattiva”. Ritornare a Gesù, non per
fare la sua volontà, mettere in pratica i suoi insegnamenti e quindi per la salvezza della propria anima; per
salvarci da questa perversa generazione (Atti 2, 40), perché solo nella Croce è
la salvezza. Non sia mai che un
cardinale ecumenicamente aggiornato si lascia scappare un accenno del genere. Bisogna tornare a Gesù “per avere i suoi
stessi sentimenti”. Che vuol dire?
Bisogna invece chiedersi: in mancanza di ogni riferimento del cardinale
alla dimensione divina e soprannaturale, salvifica, della Chiesa, istituita dal
Verbo Incarnato unicamente per la salvezza eterna di coloro che avrebberto
creduto in Lui e vissuto secondo i suoi insegnamenti, quale potrebbe essere l’attrattiva
della Chiesa? Nessuna, questa è
l’amara ma semplice verità che la Gerarchia attuale si ostina a non capire,
vittima del proprio impressionante accecamento, tipico di chi ha voluto
arbitrariamente attribuire alla Chiesa fini che non sono i suoi perché solo
temporali, intramondani, sociali e addirittura rivoluzionari (teologia della
liberazione).
Le anime nostre, oppresse dalla perversità dei tempi, che rende ancora
più pesante il carico delle nostre difficoltà quotidiane, dei nostri peccati,
delle nostre debolezze, anelano alla Parola divina, per ottenere misericordia e
rigenerarsi nella speranza di vita eterna offerta da una vita autenticamente
cristiana, quella che cresce nella lotta per la propria santificazione
quotidiana, sostenuta dalla Grazia. Ma la Parola che ci ammonisce, educa, conforta
ed assolve, dandoci la forza di proseguire, non può che essere quella che a noi
manifestano i veri sacerdoti di Cristo, uomini scelti dal Signore per dedicare
la loro vita alla salvezza delle anime; uomini di vita intemerata e santa, di fede
adamantina, di esempio a tutti, nella lotta giornaliera contro il Demonio,
protesi essi stessi in ogni momento alla vita eterna. Uomini che sappiano affrontare, divinamente
ispirati, il tenebroso e tremendo mistero del male e del peccato, per guidare l’anima
nostra alla salvezza: insomma, veri
Pastori di anime.
Ma dell’afflato sovrannaturale e salvifico che costituisce l’essenza stessa
della Chiesa cattolica v’è traccia nelle dichiarazioni a braccio del cardinale
Scola? Sembra che stia facendo propaganda per iscriversi o tornare ad
iscriversi ad una società sportiva o a un circolo culturale: dài, ragazzi! Chiesa è bello! Non è più noiosa! Papa Francesco l’ha trasformata in luogo di
“confronto con la pluriformità”, cioè con tutti; adesso c’è posto per tutti,
nessuno deve rinunciare al suo credo e alle sue idee, essa è pronta per
diventare “luogo appassionato di attrattiva”!
Un luogo bello, aerato, gioioso, multicolore, multiculturale, appunto
“pluriforme”… Per esser più aderente al
vero non avrebbe dovuto tuttavia dire, il cardinale, “multiforme” ormai, dove
l’anarchia regna sovrana mentre dilaga l’imitazione dei costumi corrotti del
Secolo ateo e miscredente…Un luogo, però, che sta diventando un “non-luogo”,
un’astrazione, per colpa delle infedeltà dei Pastori, visto che i fedeli e la
Gerarchia stessa diminuiscono a vista d’occhio, chiese e conventi sono
abbandonati, chiusi a migliaia e vengono venduti o vanno in rovina, che sette e
false religioni avanzano da ogni lato…
Paolo Pasqualucci, domenica 2 aprile 2017
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